CAMPANIA. – ‘PER SALVAGUARDARE I PRODOTTI CAMPANI’. INCONTRO CON L’ON. SANI, PRESIDENTE COMMISSIONE AGRICOLTURA DELLA CAMERA PRESSO LA COOPERATIVA SOLE DI PARETE (CE).

Abbiamo voglia di lavorare e non abbiamo nulla da temere. Il terreno coltivato è una tutela per il consumatore, perché gli agricoltori sono le sentinelle del territorio e noi, per difendere questo territorio e il nostro lavoro, abbiamo combattuto anche contro il malaffare”. Un’apertura dei lavori forte quella di Antonio Maione, Presidente della Cooperativa Sole, che ha ospitato presso la sala conferenze l’incontro tra gli operatori del settore e il Presidente della Commissione Agricoltura della Camera, on. Luca Sani. ‘Per salvaguardare i prodotti campani’, questo il tema dell’iniziativa pubblica nata dall’esigenza di fare chiarezza rispetto alla spinosa questione dell’emergenza ambientale in quella che appropriatamente fu battezzata Terra Felix e che ha visto riuniti, oltre a rappresentanze istituzionali nazionali, regionali e locali del Pd, anche la Provincia e la Camera di Commercio di Caserta e tutte le organizzazioni di rappresentanza dell’agroalimentare (da CIA a Legacoop, fino a Coldiretti), oltre ai vertici del Consorzio della mozzarella di bufala campana Dop. L’azione di sciacallaggio – come da più parti è stata definita – dell’azienda produttrice del Pomì nei confronti delle produzioni di pomodoro tipiche campane, è stata l’ultimo atto, in ordine di tempo, della complessiva campagna di denigrazione delle produzioni di Terra di Lavoro. Un attacco puramente speculativo che, come è stato rimarcato da tutti gli intervenuti, non colpisce solo le produzioni dell’area circoscritta alle province di Caserta e Napoli, ma darà il colpo di grazia all’immagine del brand Italia all’estero. L’agroalimentare costituisce, infatti, una delle poche voci in attivo dell’economia italiana, specie per quanto riguarda l’export e sarà difficile spiegare in Cina, ad esempio, la differenza tra una provincia e il resto del Paese. Unità, dunque, è stata la parola d’ordine e chiarezza dell’informazione. La distinzione essenziale richiesta e che i media hanno finora eluso, creando una sorta di psicosi collettiva in Italia nei confronti delle produzioni alimentari provenienti da Caserta e Napoli – peraltro tipicità come quella della mozzarella di bufala o eccellenze come l’ortofrutta universalmente riconosciute ed esportate in tutto il mondo – è tra la questione ambientale e la coltivazione dei terreni. Sono i produttori stessi, infatti, ad esigere come misura prioritaria l’individuazione e la conseguente perimetrazione dei terreni inquinati che non coincidono con quelli coltivati, sottoposti da anni a controlli rigorosissimi per poter accedere non solo alla GDO italiana ma anche, e soprattutto, a quella di tutta Europa. Le bonifiche sono importanti, ma riguardano terreni che da anni sono utilizzati come discariche e che non sono destinati all’agricoltura. Nessuna posizione di contrapposizione nei confronti dei Comitati, dunque, che hanno giustamente sollevato la questione ambientale ma confondere i livelli e gli ambiti è diventato pericoloso per l’economia sana del territorio. No a guerre tra naturali alleati ma urgenza di ripristinare corretta informazione. E questo è l’altro punto dirimente, in quanto all’unanime plauso per le decise prese di posizione dell’on. Daniela Nugnes, Assessore all’Agricoltura della Regione Campania, a difesa dei produttori campani, è emersa con forza la richiesta di organizzare immediatamente una campagna di informazione e comunicazione, di concerto con il governo nazionale, a difesa del made in Italy, a livello internazionale per ristabilire la credibilità dell’agroalimentare italiano. Chiesto anche il supporto dell’Istituto Italiano di Sanità per le analisi che i produttori del territorio sono da subito disposti a fare, coinvolgendo anche le Associazioni dei Consumatori a garanzia dei controlli. Pietro Paolo Ciardiello, Direttore della Cooperativa Sole, ha spiegato in modo fermo che “nessuno vuole risorse straordinarie a beneficio delle singole aziende, ma che perimetrazione dei terreni inquinati e ristabilimento della corretta informazione sono le azioni che tempestivamente vanno attuate”. “Noi agricoltori – dice – non siamo il problema, ma la soluzione del problema dell’emergenza ambientale”. “Come azienda – aggiunge – non abbiamo al momento problemi perché i nostri prodotti continuiamo a distribuirli regolarmente: il vero problema sono le speculazioni che il clima da caccia alle streghe sta creando. Le aziende organizzate, infatti, sono in grado di dare risposte certe, ma i piccoli agricoltori rischiano di non risollevarsi più da questa crisi” “Le nostre attività – conclude – non sono improvvisate, ma derivano dalla cura della terra e da altissime professionalità che non abbiamo importato, ma sono uno dei frutti preziosi del nostro territorio, dove ci siamo sempre battuti per il lavoro, il rispetto dell’ambiente e della legalità che rappresentano il nostro futuro, esponendoci sempre in prima persona”. Il Presidente della Legacoop Campania, Mario Catalano, concorde sui due punti della proposta dell’assemblea, ha invitato all’unità di azione tra Associazioni di rappresentanza del settore, “in assoluta sinergia con le istituzioni, dimostrando la stessa maturità che ci caratterizzò quando insieme affrontammo e superammo l’emergenza sulla mozzarella di bufala”. Nelle conclusioni il Presidente della Commissione Agricoltura della Camera, che ha fortemente voluto questo incontro, ha raccolto le preoccupazioni e le richieste emerse. “Attenzione – dice l’on. Sani – a delegittimare il sistema agroalimentare campano, significa danneggiare il made in Italy nel mondo. La qualità e la salubrità del nostro agroalimentare è garantita da un sistema di controlli unico al mondo” “Per questo – prosegue – Parlamento e Governo devono assumere come priorità un’azione di tutela delle imprese agricole e di trasformazione della Campania». «La vicenda mediatica – aggiunge – rischia di far fare di ogni erba un fascio, mettendo in crisi l’intero comparto agroalimentare campano. Per questo bisogna avere la forza e la volontà di distinguere tra emergenza ambientale, che va contrastata e gestita con la perimetrazione e bonifica dei siti inquinati, e la legittimità e salubrità delle attività agricole produttive. Le aziende agricole in quanto tali, infatti, non sono state interessate dai fenomeni d’interramento dei rifiuti tossici, stoccati in terreni incolti e abbandonati. Bisogna cominciare a dire queste cose in modo più netto, e a voce più alta».

Napoli, 6 novembre 2013

Ufficio Stampa Legacoop Campania

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