Abitare le comunità interne: una questione europea, un’opportunità per la Campania

Legacoop e Legambiente Campania: “Servono misure concrete per rafforzare le Aree Interne, preziose risorse e laboratori di innovazione”. Legacoop e Legambiente Campania hanno presentato la fotografia delle Aree Interne della regione in un incontro che hanno organizzato congiuntamente e che si è svolto a Napoli, presso e con il Tavolo di Partenariato Politico Economico e Sociale della Regione Campania, alla presenza del rappresentante del Comitato Nazionale Aree Interne, Carla Carlucci.

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D’accordo Legacoop e Legambiente sui punti dirimenti a favore delle aree interne: il nuovo modello di sviluppo che, di fatto, la crisi impone di scegliere, dovrà puntare su una economia a basse emissioni, sulla corretta gestione del territorio per la sicurezza dei cittadini e delle imprese, su una distribuzione policentrica della popolazione su tutto il territorio decongestionando i grandi centri urbani e le fasce costiere, sulla valorizzazione delle tipicità agricole ed artigianali in una logica di competitività basata su qualità ed unicità territoriali, su un rapporto sempre più stretto fra lavoro e conoscenza, nel generale perseguimento dello sviluppo sostenibile e duraturo. Un’occasione che, secondo i rappresentanti delle due Associazioni, l’Italia e la Campania non possono perdere e che deve servire per tracciare politiche coerenti, definendo una regia nazionale che scelga e coordini gli interventi prioritari.

“Le Cooperative di Comunità – dichiara Mario Catalano, Presidente Legacoop Campania – rappresentano uno strumento per la rivitalizzazione delle aree interne. Ne stanno nascendo un po’ dovunque in Italia, e rappresentano anche una risposta dei cittadini agli effetti disastrosi della crisi. Ci si mette insieme per fare impresa e valorizzare i territori più marginali e gestire servizi indispensabili per la collettività, nel campo del welfare, come della cultura e del turismo. Le comunità, specie nei piccoli Comuni dell’interno, tornano a rivivere e ne trae vantaggio anche l’economia, con la creazione di nuovi posti di lavoro”.

“L’iniziativa per promuovere le Cooperative di Comunità – sottolinea Maurizio Davolio, Responsabile Legacoop Progetto Cooperative di Comunità – si rivolge in particolare alle aree interne del Paese, dove più forti sono le conseguenze della crisi che si aggiungono a fenomeni di abbandono, spopolamento, impoverimento economico e sociale. Le Cooperative di Comunità sono l’espressione viva della cittadinanza attiva che assume la forma dell’impresa cooperativa, con forti tratti sociali e solidali”.

Particolarmente apprezzato è stato l’intervento di Chiara Patelli, Direttore Cooperativa L’Innesto, che ha presentato l’esperienza felice della Cooperativa di Comunità operante nella Val Cavallina. “Pur dovendosi confrontare, come tutti, con la difficile situazione economica generale, effetto della crisi – ha detto la Patelli – la nostra esperienza ha tratto grande forza, negli anni, dalla grande coesione tra i nostri soci, che sono l’espressione diretta del territorio. La nostra capacità è stata quella di aver saputo leggere i bisogni del territorio e di restituire ad esso occupazione e qualità della vita, valorizzandone le straordinarie vocazioni e abilità che rivivono, appunto, nel nostro lavoro e impegno quotidiano”.

“Le piccole comunità, le aree interne del nostro Paese – commenta Vittorio Cogliati Dezza, Presidente Legambiente – sono laboratori di innovazione all’avanguardia nel governo del territorio dove c’è quel mix di competenza e rivoluzione tecnologica che rende i piccoli comuni laboratori di innovazione ed esempi avanzati di buon governo. Intorno a questi esempi nella prospettiva della gestione dei fondi strutturali 2014-20 si deve aprire nel nostro Paese una nuova fase di programmazione e valorizzazione delle aree interne che ne riconosca il ruolo funzionale nel contesto nazionale e ne valorizzi le peculiarità naturali e culturali, superando la condizione di marginalità in cui molti territori sono vissuti in questi anni”.

In Campania sono 335 i comuni al di sotto dei 5mila abitanti pari al 12% della popolazione regionale dove regna la sostenibilità ambientale: il 74% dei comuni ricicloni campani sono localizzati nei piccoli comuni. Il 49,4 dei Piccoli comuni rientrano in parchi, riserve o aree naturali ed il 94% presenta almeno un prodotto DOP. Usano fonti rinnovabili, differenziano e riciclano i rifiuti, producono Dop ed eccellenze enogastronomiche riconosciute in tutto il paese, sperimentano buone pratiche per la tutela del territorio e della biodiversità, difendono il ruolo della cultura e dell’istruzione, attuano politiche concrete d’integrazione. I piccoli borghi non sono un problema ma una risorsa, sono delle preziose e moderne realtà che stanno dimostrando di saper coniugare saperi antichi e innovazione tecnologica nel rispetto dell’ambiente e della sostenibilità. Sono proprio i piccoli comuni, le comunità delle aree interne della nostra regione a mostrare le maggiori potenzialità della Campania delle eccellenze. La Campania è disseminata di ben 335 comuni al di sotto dei 5.000 abitanti da oltre 700mila cittadini, pari al 12% della popolazione campana e governano il 58% del territorio regionale. L’eccellenza dei piccoli comuni sul fronte della sostenibilità ambientale si conferma nella gestione dei rifiuti: il 74% dei comuni ricicloni campani che superano il 65% di raccolta differenziata sono localizzati nei piccoli comuni. Il forte legame tra piccoli comuni e zone di pregio ambientale conferma la forza della vocazione turistica, un potenziale orientato soprattutto al turismo naturalistico ed escursionistico, attento a un’ospitalità diffusa e autentica, legato alle tradizioni dei luoghi, dall’artigianato storico e di pregio, alle attrazioni naturali e paesaggistiche, alle produzioni enogastronomiche locali. In Campania il 49,4 dei Piccoli comuni pari a 165 comuni al di sotto dei 5000 abitanti rientrano in parchi, riserve o aree naturali. Ma l’economia verde dei piccoli comuni ruota anche intorno a produzioni di qualità, basate sulla capacità di realizzare produzioni uniche come le tipicità locali, vero e proprio valore aggiunto delle economie locali. In questo i piccoli comuni sono speciali: il 94% presenta almeno un prodotto DOP e la maggior parte ne presenta più di uno. Roccaforti di identità e sapere, custodi del nostro patrimonio storico-artistico, naturale ed enogastronomico, i piccoli borghi sono il 72% dei comuni d’Italia, la loro superficie copre il 55% del territorio nazionale . Sono luoghi di sperimentazione delle buone pratiche più innovative in fatto di energia, economia verde e riciclo dei rifiuti, laboratori di accoglienza e inclusione sociale. È qui che sono prodotti il 93% delle DOP e degli IGP e il 79% dei vini più pregiati. Sono aree che vedono la popolazione in aumento nel breve e medio periodo, soprattutto in età attiva: rilevante il saldo tra i giovani sotto i 14 anni che crescono in 20 anni del 27% mentre in Italia si registra un calo del -2,7% . Dal lato produttivo, i comuni dalle migliori performance si segnalano per l’alta concentrazione di lavoratori, con un saldo di imprese positivo nell’ultimo periodo. La struttura produttiva è insediata con 26 imprese per kmq, un dato del 30% oltre la media nazionale. Il lavoro è garantito al 73% delle persone tra 20 e 30 anni, quota massima anche rispetto alle città del benessere: la popolazione in forza lavoro sfiora il 54%, 51% il dato medio italiano.

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