Cooperativa Nuova Ossigeno Napoli. Da dipendenti a imprenditori

Si stanno moltiplicando nel nostro Paese i cosiddetti workers buyout, l’acquisto cioè di società in crisi, in liquidazione o in corso di fallimento ad opera degli stessi dipendenti che decidono di prendere in mano il proprio destino e, per evitare chiusure e sicuri licenziamenti, rilevano l’azienda per costituire una cooperativa.

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Se dovessimo catalogare la Cooperativa Nuova Ossigeno Napoli di Pozzuoli (Na), potremmo definirla il frutto di un workers buyout ma, diciamo, un po’ atipico. La storia è quella di un gruppo di dipendenti di una società napoletana, con diverse sedi in tutta Italia, che fin dalla seconda metà degli anni trenta del secolo scorso ha operato sul mercato nazionale come leader nel settore dei gas tecnici e medicinali. Soprattutto negli ultimi dieci anni, la società manifesta evidenti difficoltà, fino ad arrivare nel 2010 ad una gestione in concordato e nel 2013 alla cassa integrazione per tutti i lavoratori. “Abbiamo avuto – dice Paolo, che è un po’ l’anima del gruppo – da subito la sensazione che non sarebbe finita bene. L’azienda era in sofferenza da troppi anni e si cominciava un po’ ovunque a prepensionare. Poi è arrivata la cassa integrazione, ed hanno iniziato a chiudere le sedi, fino a decidere di lasciare operativa solo quella di Napoli”. “Quando nel luglio 2013 – gli fa eco Andrea – scatta la Cigs per tutti, si sono sciolti i dubbi sul fatto che il passo successivo sarebbe stato l’apertura della mobilità per almeno il 90% dei dipendenti, anticamera certa del licenziamento”. “Noi, intanto – dice Michele – avevamo iniziato a pensare a come costruirci una nuova prospettiva, visto che, per la maggior parte di noi, manca ancora molto tempo alla pensione”. L’età media dei soci della Nuova Ossigeno Napoli, infatti, è di 45 anni e risalgono all’inizio del 2013 i primi contatti con Legacoop. “Una soluzione – riprende Paolo – si doveva trovare e facendo delle ricerche in rete, apprendemmo delle funzioni della legge Marcora e c’era un link che rimandava all’Associazione. E’ stata una fortuna per noi, perché abbiamo avuto immediato riscontro da Roma e supporto competente da Napoli, ed è importante perché, altrimenti, c’è da perdere la testa in situazioni come questa”. “Si può ben immaginare – aggiunge Renato – il travaglio nelle nostre famiglie: di fronte alla mancanza di sicurezze economiche, è difficile avere una visione del futuro”. In un primo momento, dunque, pensano di poter comprare l’azienda, ma le difficoltà legate alla procedura del concordato e l’onerosità dell’acquisto lo sconsigliano. “La proprietà – sottolinea Giuseppe – non ci ha facilitato le cose. Ci hanno scoraggiato in tutti i modi. Abbiamo dovuto persino scioperare per riuscire ad essere messi in mobilità nei giusti tempi, per non perdere i benefici della vecchia legge”. Nel frattempo, il gruppo si assottiglia: c’è chi decide per il prepensionamento e chi trova altre soluzioni. A questo punto, siamo ad aprile del 2014, quattro di questi lavoratori decidono di costituire la cooperativa, investendo la mobilità e parte del Tfr e riuscendo a coinvolgere altri quattro soci. “Certo – dice Aldo – siamo stati costretti a diventare imprenditori, e la molla è stata la creazione di nuovi posti di lavoro, ma così ci è sembrato non solo di pensare al presente, ma di dare un senso anche di continuità”. Con un investimento iniziale di 200mila euro, finanziato dall’apporto di capitale proprio dei soci e, in parte, da C.F.I. è stato realizzato l’impianto nel Comune di Pozzuoli (Na), e l’attività produttiva è stata avviata a giugno 2014. La Cooperativa Nuova Ossigeno Napoli attualmente gestisce una filling station, una stazione di riempimento, per la vendita di gas compressi liquefatti e disciolti, da condizionare allo stato gassoso in recipienti mobili per il trasporto in bombole e di gas criogenici liquidi, in recipienti fissi (serbatoi criogenici), concessi in uso ai clienti. Il mercato di riferimento va dall’agroalimentare, al metallurgico, al chimico-farmaceutico. “La cooperativa – dice Paolo – ha comportato per tutti noi un cambiamento forte: non decide nessuno per noi, ma siamo noi che dobbiamo organizzare il nostro lavoro. Questa scelta, non facile, però ci ha consentito di salvare professionalità, saperi e di curare aspetti importanti della nostra attività, a partire dalla sicurezza. Quando ci sembrava che tutto fosse finito, abbiamo avuto un unico pensiero, invece che un pensiero diverso: la cooperativa”. “Questa vicenda – conclude Mario Catalano, Presidente Legacoop Campania – dimostra quanto sia importante e adeguato il modello dell’impresa cooperativa, come strumento per ricostruire prospettive lavorative e conservare professionalità a fronte di situazioni di crisi aziendali. Questi lavoratori ora sono consapevoli che solidarietà, dignità del lavoro e centralità della persona possono essere tutelati da loro stessi e che il loro impegno e i loro sacrifici saranno ricompensati se avranno contribuito a migliorare il risultato. Ora i padroni sono loro”.

 

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