Strategia per le aree interne: UCCP e cooperative di comunità

castelvenere 29.05.16

 

Nel quadro socio-economico dell’Italia si registra un consistente aumento della domanda di servizi di welfare connessa a due fenomeni anch’essi in aumento, l’invecchiamento della popolazione e la disoccupazione, a cui le famiglie devono far fronte con sempre maggiore difficoltà, visto il minor contributo dell’intervento diretto del pubblico su alcune aree specifiche di beni e servizi di interesse collettivo, generale. Da tempo, dunque, si discute attorno all’esigenza di elaborare modelli di gestione di tali beni e servizi che, non potendo contare sull’intervento del pubblico, siano in grado di attrarre investimenti per garantirne sia la fruibilità che la qualità. I territori più penalizzati, da questo punto di vista, sono quelli che si identificano come aree interne e la cooperazione ha dato la sua risposta proponendo il modello delle cooperative di comunità ma, per ciò che concerne il tema della sanità, in Campania si sta sperimentando da alcuni anni un modello di riorganizzazione territoriale assolutamente originale, le Unità Complesse di Cure Primarie (UCCP). Due importanti iniziative si sono svolte in provincia di Benevento e in provincia di Avellino il 29 maggio scorso, per presentare questi modelli innovativi di gestione e rivitalizzazione del territorio. “Valorizzare le esperienze: Cooperative a Castelvenere (Bn). Partecipazione, sviluppo e occupazione”, questo il titolo del convegno, organizzato dalla Cooperativa Samnium Project, a cui ha partecipato per Legacoop Campania, il direttore Rosario Florio; Nicola Mastrocinque, presidente CECAS (Centro Cooperativo Agricolo Sannita); Aldo Patriciello, europarlamentare Gruppo PPE. Nel corso del dibattito è stato presentato lo studio, “Rete Innovazione Cronicità”, a cura di Gianfranca Ranisio, docente universitaria e coordinatrice dei master socio-sanitari del dipartimento di Scienze Sociali Università Federico II e Crescenzo Simone, presidente della Cooperativa Samnium Medica che racconta l’esperienza delle UCCP sannite, tuttora attive – nella Valle Telesina (da maggio 2014) e a San Giorgio del Sannio (da giugno 2015) –  e la riorganizzazione delle cure primarie in un’area interna della Campania. Si tratta di un progetto per il potenziamento dei servizi alla persona in aree rurali (finanziato con fondi europei del PSR 2007-13), un modello gestionale della cronicità che mette in rete tutti i servizi socio – sanitari, pubblici e privati. Le prestazioni sanitarie e sociosanitarie si articolano prevalentemente su tre aree assistenziali: medicina d’attesa, medicina d’iniziativa, ‘guadagnare salute’. Grazie, dunque,  all’utilizzo ed al potenziamento di risorse locali, umane, economiche, tecnologiche, in grado di fornire un adeguato servizio accessibile 24 ore al giorno, si è creata una rete integrata di servizi sanitari operante a più livelli, puntando anche sulla prevenzione e sull’educazione. “Anche in economia – ha detto Ranisio – di fronte alle tendenze alla privatizzazione e agli effetti del neoliberismo, si discute di altri modelli quali quelli dell’economia civile, umana, della condivisione e dei beni comuni. La salute rientra tra questi beni essenziali, che non dovrebbero essere affrontati nella logica del profitto e delle leggi di mercato.” “Il costituirsi dei Medici di Medicina Generale – aggiunge Simone – in cooperative di servizio ha introdotto prospettive innovative nell’ambito della medicina del territorio, poiché lo strumento cooperativo per sua natura e funzione permette il costituirsi di una rete, all’interno della quale avviene la valorizzazione delle attitudini e delle esperienze di ciascuno come parte di tutto”.

castelvenere 29.05.16 a

 

Florio ha ricordato l’impegno del governo nazionale e della Regione Campania che ha recepito la strategia per le aree interne, ma anche “quello della cooperazione che vede sia la cooperazione dei medici di medici generale in prima linea con le UCCP, volute con intelligenza e determinazione nella nostra regione, che con le cooperative di comunità, uno strumento organizzativo e gestionale che si colloca perfettamente nella visione innovativa dei distretti culturali di promozione di servizi alla cultura, all’agricoltura e alle persone”. A Frigento (Av), si è svolto il convegno “Voler bene all’Irpinia, la scommessa delle smart lands”, organizzato dal Comune e da Legambiente nell’ambito della manifestazione dedicata ai Piccoli Comuni, “Voler bene all’Italia” a cui sono intervenuti: Luigi Famiglietti, deputato I commissione della Camera e sindaco di Frigento; Alessandra Bonfanti, responsabile Piccoli Comuni, Legambiente; i docenti universitari, Adelina Picone e Michele Sisto; Anna Ceprano, presidenza Legacoop Campania, con delega alle Cooperative di Comunità; Roberto Mattioli, Menowatt Ge. Presenti anche i sindaci dei Comuni di Taurasi, Zungoli, Sturno, Mirabella Eclano, Montemarano, Cresci e Grottaminarda, oltre a Buonomo e Savarese, presidente e vice presidente Legambiente Campania.

frigento 29.05.16

 

Un incontro a cui ha fatto da cornice una vera e propria festa di piazza con una esposizione di artigianato e prodotti tipici locali (intrecci di grano e mezzetti, laboratorio di degustazione dell’olio, olio che ha incontrato il rinomato pane di Montecalvo), visite guidate nel centro storico a cura della Proloco (da evidenziare il museo archeologico, un vero piccolo gioiello) e animazione per i bambini, il tutto chiuso da una straordinaria tavolata a cui ha partecipato tutto il paese. Lo spunto è partito dalla presentazione delle conclusioni del progetto di rigenerazione urbana gestito dal DIARC dell’Università Federico II (sono state presentate anche le tesi di laurea su Frigento), per ragionare in modo ampio e operativo sulle possibilità di rilancio di quest’area interna che qualcuno ha paragonato alla zona del Chianti senese, perché questi luoghi della memoria tornino ad essere luoghi della vita. Albergo diffuso, sentieristica, ippoturismo, cicloturismo, prodotti tipici, cerealicoltura, sistema di accoglienza e cultura: “queste le opportunità che i relatori hanno rappresentato e a cui – ha detto Ceprano – la cooperativa di comunità risponde perfettamente, mettendo insieme il ritorno sociale con il ritorno economico, valorizzando e non vandalizzando il territorio”. “Occorre affrontare la strategia per la promozione delle aree interne – ha concluso – integrando turismo responsabile, valorizzazione dei prodotti tipici e servizi alla persona, il tutto ricondotto nell’ottica della creazione di distretti culturali per la valorizzazione del patrimonio paesaggistico, architettonico, monumentale e culturale”. Temi, quindi, in perfetta sinergia con il lavoro su aree interne e cooperative di comunità che Legacoop e Legambiente stanno affrontando insieme.

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