Coop. Nuovo Cilento. Proposte per l’agricoltura italiana di collina e di montagna

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Geppino Cilento, tra i fondatori e presidente della Cooperativa ci racconta l’orizzonte strategico su cui sta puntando Nuovo Cilento che lo scorso anno ha festeggiato i suoi primi 40 anni di attività.

“Questo importante traguardo è stato per noi l’occasione per fare il punto su tre progetti, a cui teniamo molto, su cui stiamo lavorando:
1) l’innovazione tecnologica per i terreni di collina e di montagna (il 76% del suolo italiano, l’85% di quello campano);
2) la vita dei suoli di collina e di montagna: agricoltura organica rigenerativa, compostaggio degli scarti di produzione, migliore gestione dei pendii attraverso nuove e antiche pratiche di coltivazione;
3) il posto da riservare alla pastorizia nei corridoi ecologici anche con l’uso del “fuoco prescritto”.

 

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E’ giunto il momento di dare una accelerazione!

1) Innovazione tecnologica per i terreni di collina e di montagna

L’industria agromeccanica italiana fattura per il 70% all’estero e per il 30% nelle nostre pianure, trascurando da anni la collina e la montagna.
I trattori radiocomandati stabilissimi e sicuri sono stati inventati per pulire le scarpate delle autostrade. Questo erano e nulla più all’ultima edizione di EIMA a Bologna. Un lungo e paziente lavoro (condotto in particolare da un agronomo pensionato della Regione Campania) ha consentito per la prima volta di dotarli di vibratori per la raccolta delle olive, che ora si progetta di migliorare ulteriormente e adattare alle dimensioni delle nostre piante. Le prove eseguite in gennaio a San Mauro Cilento hanno fornito risultati esaltanti.
Ha giovato, inoltre, l’applicazione sulle stesse macchine di una potatrice adattata alla taglia dei nostri ulivi .
Si avverte tuttavia la netta sensazione che le soluzioni ci siano, ma non si vedano tra di loro per l’assenza di una politica vera per la collina e la montagna italiane, di una regia. Nel complesso e faticoso lavoro di ricerca abbiamo definito un “pacchetto Cilento” dei trattori radiocomandati e degli attrezzi da connettervi. Si tenga presente che queste macchine dal baricentro molto basso, richiedono attrezzi dedicati e ciò comporta una sollecitazione alle imprese costruttrici ad adeguarsi. Occorre il volano di una nuova politica agraria per la collina e la montagna.

 

 

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2) La vita dei suoli di collina e di montagna

E qui si innesca un’altra riflessione da farsi con urgenza: come e con quali mezzi meccanici intervenire sui pendii della collina e della montagna italiani?
Il ragionamento rimane aperto. Se proviamo a fare un bilancio di tale situazione, risalta l’impoverimento di cui soffrono questi terreni per errori molto gravi commessi in questi anni. Questi sono numerosi, ma alcuni sono da fronteggiare con la massima urgenza.
Innanzitutto gli attrezzi usati, le arature profonde e il loro verso perpendicolare al pendio, i terreni scoperti e la dismissione delle leguminose stanno causando danni enormi.
I trattori radiocomandati potrebbero rappresentare una inversione di processo, in quanto possono arare trasversalmente ai pendii, esattamente come facevano i buoi. Gli aratri e le vanghe tradizionali potrebbero essere sostituiti da aratri a disco, erpici rotanti, ecc…..
Inoltre gli interventi sul terreno in pendenza andrebbero molto contenuti, così come andrebbe superata la trinciatura sottile con metodi che impediscano l’ossidazione del carbonio delle piante trinciate e allettino l’erba per la formazione di una lettiera, che protegga il terreno dall’erosione e lo renda più poroso e in grado di assorbire l’azione dilavante delle piogge. L’indurimento, l’impermeabilizzazione dei terreni sono sicuramente alla base di tanti disastri idrogeologici, tra cui quello di Benevento.
Abbiamo riflettuto ancora sulla vita del suolo, attraverso corsi, realizzazione di preparati ed esperimenti con l’Agricoltura Organica Rigenerativa.
Abbiamo raggiunto risultati straordinari, unici al mondo, nel compostaggio della sansa delle olive. Ora passiamo ad un uso più esteso, ingegnerizzando il processo di compostaggio.
Abbiamo utilizzato l’aratro a dischi e fertilizzato con leguminose e graminacee i terreni, allettate con Roller Crimper, da noi migliorato per i terreni di collina e di montagna.
La cosa assume per lo meno un rilievo nazionale, visti gli esiti delle analisi e delle cromatografie e i problemi connessi allo smaltimento.

3) La pastorizia

L’agricoltura senza l’allevamento non può esistere: è così dal neolitico, quando sono nati entrambi. Una serie di leggi e regolamenti sciagurati hanno ucciso un settore vitale per l’economia nazionale e soprattutto delle zone interne, come la pastorizia.
Abbiamo sperimentato, insieme con il Parco del Cilento e l’Università di Napoli, il fuoco prescritto per l’aumento della biodiversità e per la pastorizia con risultati eccellenti, ma limitati, perché non operano leggi nazionale e regionali. Intanto i pastori non possono utilizzare i terreni percorsi dal fuoco. Eppure fin dal neolitico, insieme alle aree agricole, ai boschi, ai villaggi, in un corridoio ecologico c’è sempre stata un’area dedicata al pascolo, che i pastori miglioravano con un fuoco invernale triennale, ottimo per la biodiversità, come hanno dimostrato gli studi dell’università di Napoli e le esperienze del Portogallo, della Spagna, della Grecia. Da noi sono intervenuti per corsi di fuoco prescritto ingegneri portoghesi chiamati dal Parco, che utilizzavano la tecnica del fuoco e controfuoco con dei lanciafiamme, ben nota ai pastori di tutte le epoche.
Purtroppo manca una legislazione nazionale e regionale (Il Piemonte ce l’ha), per estendere una sperimentazione ben riuscita.
Inoltre, si accaniscono contro i pastori altre norme come quelle sulla macellazione, dai costi proibitivi. Si potrebbe ovviare con norme meno burocraticamente soffocanti ed esose sulla piccola macellazione?
E ancora, le capre hanno bisogno di ricoveri provvisori notturni in montagna. La forestale si accanisce a fare smantellare anche semplici tende o capanni di paglia e legno del tutto temporanei. Ciò diventa ancor più opprimente nelle zone 1 del Parco, dove si dimentica che la forma storica di quei boschi è stata data anche dagli animali, la cui assenza espone quelle aree al degrado e al pericolo di incendi.

Facciamo partire per la collina e la montagna italiane un piano nazionale

1) di rigenerazione dei terreni (distrutti da pratiche agricole sbagliate),
2) di meccanizzazione innovativa per la riduzione dei costi e la sicurezza sul lavoro,
3) di rinascita della pastorizia.”.
La Cooperativa gestisce con le sole proprie forze l’evento TECNOLIVO CILENTO BIO. Domenica 1 e lunedì 2 ottobre 2017 presenteranno il primo trattore radiocomandato con testata vibrante allungata per raccolta olive, il protoreattore della Pieralisi nel frantoio, l’impianto di compostaggio, macchine innovative per il cippato e l’aricocoltura.

 

 

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Vi segnaliamo, inoltre:

– Laboratorio del grano;

– Corso di assaggio dell’olio;

– Laboratorio del miele;

– Ecoturismo con i Soci;

– Biofattoria didattica;

– Agricoltura Organica Rigenerativa;

– Ristorante ‘Al Frantoio’ con gli orti e mulino a pietra.

 

 

 

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DESCRIZIONE ATTIVITA'

Nuovo Cilento tutela le piante di ulivo, che da secoli caratterizzano un paesaggio agrario collinare e montano tanto intatto e suggestivo quanto difficile da coltivare. 'Salella', 'Rotondella', 'Oliva Bianca', 'Pisciottana', 'Frantoio' si sono rivelate nella storia le più adatte all’ecosistema locale, nel processo di selezione naturale secolare. Esse presentano quattro caratteristiche vantaggiose: – una maggiore resistenza ai parassiti; – una maggiore resistenza alla siccità; – una più facile raccolta meccanizzata (soprattutto la Salella); – una maggiore presenza di antiossidanti sia nella pianta, che nei frutti e nell’olio: una preziosa, specifica risposta degli ulivi all’ambiente collinare e montano del Parco.

STORIA DELLA COOPERATIVA

La Cooperativa Agricola Nuovo Cilento nasce nel 1976 a San Mauro Cilento (Sa). I suoi 360 Soci coltivano 2.500 ha di terra nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.

PROGETTI, EVENTI O COLLABORAZIONI CON LEGACOOP

La Cooperativa Agricola Nuovo Cilento partecipa ai progetti di COOP Alleanza 3.0 e con Legacoop Campania al progetto FARECOOP.

LA NOSTRA CARATTERISTICA

PER LA BIODIVERSITÀ LOCALE . - La Cooperativa Nuovo Cilento occupa un posto di avanguardia in Italia nella tutela della biodiversità, nella certificazione biologica e nella denominazione di origine protetta (DOP Cilento). Infatti, ha ottenuto per prima in Campania le certificazioni BIO e DOP per l’olio di oliva e ha attivamente collaborato per l’ottenimento della DOP per il Fico Bianco del Cilento, per il presidio Slow Food dell’oliva “Salella Ammaccata”. Inoltre, la Cooperativa aiuta i singoli soci produttori della biodiversità locale, protetta dai presidi Slow Food e dalla DOP Cilento. Perciò, inserisce nella sua rete commerciale i fichi bianchi del Cilento, le olive “Salelle Ammaccate”, i fagioli di Controne, i ceci di Cicerale, le alici di “Menaica”, la soppressata di Gioi, vari tipi di miele, vini BIO e DOP Cilento, i grani antichi ( Carosella, Sen. Cappelli, Saravolla, Gentilrosso). "Il nostro impegno - dice Geppino Cilento - ci ha posto nella condizione di ristrutturare il nostro frantoio solo con le nostre forze, senza nessun aiuto statale o regionale, e di diventare il centro di trasformazione olivicolo più importante della Campania, sia per qualità (DOP, BIO), che per quantità.".