Coop. Fly Up. #questa casa non è un albergo!

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Atmosfera festosa e a tratti commovente quella in cui si è svolta la presentazione della casa rifugio per persone LGBT, sorta in un bene confiscato alle mafie a Napoli. Un progetto innovativo socio culturale unico sul territorio nazionale, che ha messo insieme, in ATS, l’Associazione I-Ken (capofila), la Cooperativa Fly Up e l’Associazione Reset sull’avviso pubblico ‘Giovani per la Valorizzazione dei Beni Pubblici’ della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale – Ufficio per le Politiche Giovanili.

“Si tratta di una ‘CASA’ – dice Carlo Cremona, presidente di I-Ken – che realizza interventi di accoglienza temporanea e percorsi di formazione rivolti ai giovani LGBT e ai giovani della Campania tra i 14 e i 35 anni in condizioni di difficoltà in contesto familiare e sociale violento e discriminante” “Partendo da questo obiettivo – continua Cremona –  la sede di via Genovesi è stata prescelta seguendo un fil rouge grazie al quale, da oggi, si può affermare che a Napoli si può affrontare la violenza ‘sottraendo il potere alla violenza’ “.

“E’ infatti in bene confiscato – interviene Luigi Tammaro, presidente della Cooperativa Fly Up – grazie alla fruizione del suo progetto, che è possibile abbattere la sopraffazione di quel pregiudizio e di quello stigma sociale, tipico dell’omofobia, transfobia e misogia, impedendo che queste contribuiscano in forme di violenza fisica, verbale e psicologica, generando emarginazione. Non più luogo appartenente all’illegalità, ma luogo in cui si lotta per il riconoscimento dei propri diritti”.

 

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In tanti sono intervenuti all’iniziativa, tra cui: Calogero Mauceri, Capo Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, accompagnato da una folto gruppo di suoi collaboratori; Sonia Palmeri, Assessore al Lavoro della Regione Campania; Alessandra Clemente, Assessore ai Giovani del Comune di Napoli; Vladimir Luxuria, madrina dell’evento; il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti.

Proprio Poletti, in un appassionato intervento, ha esortato ognuno dei soggetti coinvolti nel progetto a continuare a fare la sua parte “senza darci un limite o un confine”. “Le persone – ha detto – non sono tante entità separate, siamo persone a tutto tondo e, quindi, non possiamo interrompere i flussi, quello che è già in movimento rendendolo statico. Abbiamo lavorato in squadra e dobbiamo continuare su questa strada per non perdere il valore di esperienze come questa”. “Questa esperienza – ha proseguito Poletti – è un esempio e va ripetuta anche altrove, calandola nel contesto”. Sottolinea come il valore aggiunto sia il fatto che questa esperienza sia nata e cresciuta in un bene confiscato. Ed incoraggia a continuare il lavoro di sensibilizzazione, tutti insieme. “Ci sono quelli che coltivano la violenza – conclude il Ministro – ma c’è una comunità che coltiva i diritti, la solidarietà, la legalità e questi siete voi che coltivate il senso di comunità e di condivisione, mettendolo in connessione con quello che ci sta intorno, che concentra molti elementi di valore. Oggi stiamo raccontando la società che noi vogliamo e che dobbiamo continuare a costruire insieme”.

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