Biennale dell’Economia Cooperativa. L’intervento di apertura di Simone Gamberini, Presidente Legacoop.

 

 

 

 

 

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Egregio Signor Presidente della Repubblica, Signora Presidente della Regione, Signor Sindaco, autorità presenti, buongiorno.
E Buongiorno a tutte le cooperatrici e a tutti i cooperatori presenti, vi ringrazio per essere qui oggi.
E un ringraziamento particolare – a nome di tutta Legacoop – va al Presidente della Repubblica:

“Signor Presidente, è per noi un onore poterLa accogliere oggi qui, in occasione dell’apertura della Biennale dell’Economia Cooperativa, che rappresenta il più importante momento pubblico di incontro e confronto sulla Cooperazione in Italia. Desidero davvero esprimerLe la nostra gratitudine per la Sua presenza, che ci riempie di orgoglio.
La storia della Lega delle Cooperative e Mutue ha attraversato tutta la storia recente del nostro paese, dall’unità d’Italia a oggi.
Dopo la prima cooperativa di consumo, nata a Torino nel 1854, sorsero società di mutuo soccorso, di abitanti, di produzione e lavoro, che nei primi decenni del secolo affermarono la cooperazione italiana.
Per questo iniziale successo, economico e sociale, giunsero le violenze e l’abuso della dittatura fascista.
Dopo oltre Venti anni la nostra organizzazione rinacque dopo la guerra; a Bologna proprio in questa sala, nel giugno del 1946.
La storia successiva è memoria del nostro presente:
le cooperative di dettaglianti negli anni ’60; le cooperative teatrali e culturali negli anni settanta; la cooperazione sociale consolidata negli anni ottanta; la sperimentazione della legge Marcora, e poi delle cooperative per il riuso sociale dei beni confiscati alle mafie; per arrivare alle recenti cooperative di comunità, alle comunità energetiche e alle piattaforme digitali cooperative.
Una storia fatta di persone, le socie e i soci, autorganizzati nel tempo per rispondere al bisogno di lavoro, casa, consumi di qualità, cultura, assistenza, e a tutti quei bisogni che una società in rapida trasformazione generava insieme alle tante disuguaglianze economiche, sociali e territoriali che al contempo si acuivano.
La cooperazione italiana è stata un grande riequilibratore della società italiana, consentendo l’emancipazione e l’inclusione nella cittadinanza per milioni di italiani, e di italiane.
Perché, rivendichiamolo, promuovendo lavoro e cittadinanza economica le cooperative sono state pioniere dell’inclusione delle donne nella retriva società italiana.

Nella nostra storia, anche in epoca più recente, ci sono stati momenti di grande mutamento e le classi dirigenti si sono ritrovate sorpassate dagli eventi, o incapaci di comprenderli.
Ma nuove generazioni sono cresciute e si sono formate per guidare le trasformazioni di un mondo nuovo; dal boom degli anni Sessanta, all’avvento delle nuove tecnologie fino all’intelligenza artificiale.
Il mondo cooperativo ha saputo rigenerarsi, dando il suo contributo sociale, culturale, di civiltà e di progresso.
Ma negli ultimissimi anni è come se tutti noi ci ritrovassimo sopraffatti dagli eventi, e in difficoltà nel comprenderli. Le crisi parallele con pochi precedenti che stiamo vivendo, infatti, rappresentano una sfida inedita per tutti.
Viviamo nell’epoca delle grandi trasformazioni e delle discontinuità, quante volte lo abbiamo detto.
Viviamo nell’epoca dei grandi timori per le novità e le innovazioni che ogni giorno si affacciano e generano incertezza e paure;
ma viviamo anche nell’epoca delle opportunità che strumenti dalle immense potenzialità ci offrono per migliorare le prospettive degli esseri umani.

Il periodo storico attuale è segnato da cesure che scaricano un impatto diretto sulle persone e le comunità, rendendole alcune più fragili e marginali.
Sono discontinuità radicali che riguardano il mondo del lavoro, la società, le istituzioni, la politica, l’economia, la quotidianità di ciascuno.

I cambiamenti climatici e i costi delle transizioni;
la trasformazione digitale;
le sfide demografiche;
la crescita delle diseguaglianze economiche e sociali a livello globale;
I nuovi disequilibri internazionali e la radicalizzazione delle democrazie.
Inoltre:
Le guerre.
In ogni occasione lo riaffermiamo:
Noi ripudiamo la guerra, i cooperatori e le cooperatrici vogliono, invocano, e costruiscono: la pace.
All’interno di questa epoca complessa piena di ferite ma pure di potenti soluzioni per il futuro, occorrono valori e identità in grado di guidare nella giusta direzione.

I fenomeni citati, spingono a un ripensamento dell’attuale modello di sviluppo economico.
Le grandi crisi hanno svelato e reso evidenti i limiti di un approccio basato sul libero gioco irresponsabile delle forze di mercato.

Per restare alla sola Europa, dopo un decennio di politiche restrittive derivanti da tale visione, con la Pandemia erano emerse politiche orientate piuttosto alla cooperazione economica e alla solidarietà.
Le guardavamo con fiducia, anche perché consideriamo l’UE un’istituzione cruciale per affrontare, per esempio, l’obiettivo irrinunciabile della de-carbonizzazione, o la essenziale regolazione dei nuovi settori altamente tecnologici.
Noi speriamo che tale approccio sia duraturo, perché da lungo tempo dichiariamo l’insostenibilità di un modello di sviluppo dove il profitto prescinde dal benessere sociale e ambientale.
È per questo che da sempre invochiamo un agire economico fondato su meccanismi di solidarietà, socialità, partecipazione e inclusione in cui crediamo risiedano le risposte ai rischi descritti.
E, dunque, la spinta a creare una economia, e quindi una società, più giusta ed equilibrata.
Sappiamo di non essere soli nell’affermare questo approccio che, certamente appare sempre meno minoritario ed è sempre più un sentimento ampiamente condiviso, in Italia e nel mondo.

 

 

 

 

 

 

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Ecco, la Biennale dell’Economia Cooperativa che ho l’onore di aprire, intende raccogliere queste sfide, per candidare la cooperazione italiana ed essere, con la sua energia, la sua storia e i suoi valori, una delle leve del cambiamento e del progresso del Paese, come abbiamo saputo fare nella nostra storia.

E, con le nostre idee, con i nostri tratti distintivi e con l’autorevolezza di quanto già la cooperazione ha costruito fino ad ora, intendiamo mostrare nuovi scenari, tracciare nuovi percorsi, offrire soluzioni per determinare un futuro positivo e solido per questa Italia, questa Europa.

Legacoop ha la convinzione di procedere nella giusta direzione. le trasformazioni rendono persone e comunità più fragili e marginali.
Ma è proprio là che la nostra capacità di reinventare e rafforzare il tessuto della società civile e dell’economia deve essere più presente e più forte. Ed è proprio là che si manifesta la capacità e la distintività cooperativa.
Il nostro movimento produce lavoro e buona economia per i propri soci, i lavoratori, le persone e le comunità di riferimento in cui le nostre 10 mila cooperative operano e sono insediate;
Le ultime ricerche sull’opinione pubblica mostrano come, soprattutto dopo la pandemia, una larga maggioranza delle italiane e degli italiani, in particolare i giovani, aderisca all’idea di un’economia incentrata non sul profitto individuale, ma sull’aiuto reciproco e sul bene comune.
Del resto, ci pare che questo filone ideale di critica all’egoismo e all’individualismo, sia autorevolmente affermato dalla nostra Costituzione.

Nella sua genesi, oltre alla proprietà privata e pubblica – che giustamente tutelarono gli interessi privati e comuni – le culture economiche dell’epoca vollero affiancare la proprietà cooperativa.

E in questo quadro si giunse all’approvazione dell’articolo 45 che, per noi cooperatrici e cooperatori, è un motivo di orgoglio e di responsabilità.
Un dettato che, oltre a riconoscere nella carta fondamentale la cooperazione come uno degli attori che avrebbero dovuto concorrere alla ricostruzione del paese, ne evidenzia ancora oggi il ruolo economico e sociale.
Noi riteniamo che quell’articolo, quindi, non solamente abbia costituito un punto di partenza, ma anche il coronamento di un percorso secolare che la Costituzione italiana ha riconosciuto come modello di una economia sana e giusta.

L’Art. 45 sancisce che le cooperative sono un importante attore economico, ma anche uno strumento per promuovere il benessere collettivo. Fin dalle sue origini, infatti, il movimento cooperativo ha mirato a rappresentare le istanze delle classi sociali più vulnerabili, favorendo l’inclusione tramite la produzione di beni e servizi in forma mutualistica e democratica. Tutte cose di cui in questo momento ci sarebbe, anzi c’è e ci sarà, sempre più bisogno.

Come pure un riferimento chiave, signor Presidente, non solo per noi cooperatori, ma per tutta la nostra comunità nazionale, è il suo impegno continuo e determinato sul tema della sicurezza dei luoghi di lavoro a fronte dei troppi incidenti e lutti che flagellano il nostro presente. Di questo impegno la ringraziamo, e se davvero vogliamo contribuire alla crescita del Paese, ogni giorno dovremo tutti farcene garanti, ed esecutori attivi.

Ma il ruolo della cooperazione non si limita al contesto italiano. Anche l’attuale scenario europeo vive un momento cruciale, con una nuova commissione che si sta insediando e traccerà nuove priorità, tutte quelle sfide di cui ho accennato poco fa applicate su una scala ancora più ampia.

In quest’Europa che si trova anche a dover ricostruire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, il movimento cooperativo può assumere un ruolo chiave. Certo, le cooperative europee già operano in molti settori, dall’agricoltura, alla tecnologia, ai servizi, dimostrando la loro capacità di creare posti di lavoro di qualità e di contribuire allo sviluppo sostenibile. Ma le cooperative hanno la capacità anche di fungere da agenti di rappresentanza per le istanze sociali e territoriali, promuovendo un dialogo costruttivo tra cittadini, comunità e istituzioni. La crisi della rappresentanza, che ha colpito le istituzioni democratiche in molti paesi, ha dimostrato quanto sia importante il ruolo di questi corpi “intermedi”. E la nostra capacità di mobilitare le risorse locali e di incoraggiare la partecipazione attiva dei cittadini rende le cooperative le protagoniste ideali per affrontare le sfide contemporanee e per costruire un’Europa più solidale e sostenibile.

E l’Europa questo lo sa. L’Unione Europea, infatti, ha inserito l’economia sociale in cima all’agenda politica dei prossimi anni.

Il modello cooperativo, attraverso il primato delle persone rispetto al profitto, il reinvestimento degli utili in attività di interesse collettivo e una governance democratica e intergenerazionale, offre una risposta vera, concreta alla costruzione di una Europa più giusta ed inclusiva e, dunque, sostenibile.

E le tante cooperative che sono qui oggi e quelle che non hanno potuto partecipare perché impegnate – come tutti i giorni – nelle loro stalle, nei campi, nei magazzini, negli stabilimenti, nelle mense, nelle residenze per gli anziani, negli asili, nelle scuole, nelle biblioteche, nei musei, negli ospedali, con bambini, anziani, clienti, consumatori, persone con disabilità, ecc… lo sanno. Sanno di essere una risposta vera e concreta alle sfide che abbiamo davanti.

Tutto questo – noi – lo possiamo testimoniare con la nostra esperienza personale e lo viviamo ogni giorno sulla nostra pelle. Legacoop nel rappresentare sette milioni di soci e quasi mezzo milione di lavoratrici e lavoratori è una forza senza paragoni in Italia. Ma non mi stancherò mai di ripetere che il contributo delle cooperative va ben oltre il semplice fatturato, che ormai supera stabilmente gli ottanta miliardi di euro all’anno, o tutti gli altri numeri che possiamo vantare. La vera differenza, ad esempio, le cooperative l’hanno dimostrata, in modo evidente, durante la pandemia, adottando in funzione anticiclica tutti quei comportamenti virtuosi che sfuggono ai meri indicatori quantitativi, ma che generano un impatto sociale di inestimabile valore.

Insomma, lo devo e posso dire con orgoglio: ciò che tiene davvero in piedi un Paese, è preservare, anche nei momenti più difficili, il senso di una civiltà, di una missione, di una comunità operosa di donne e uomini associati in un vincolo volontario e non solo economico, ma etico e culturale. E quel lavoro noi continuiamo a farlo, ogni giorno: con la nostra attenzione per le lavoratrici e i lavoratori, per le comunità, per l’innovazione e per promuovere le opportunità, e non i costi, delle transizioni sostenibili.

Mi avvio a concludere. Inizia oggi con la Biennale dell’economia cooperativa un percorso che partendo da Bologna ci porterà ad attraversare tutto il Paese per concludersi nel 2026 a Milano quando celebreremo i 140 anni di Legacoop.

Un percorso di ascolto e confronto con le Istituzioni, il mondo dell’economia, del lavoro, la società italiana. Sarà importante per Legacoop e per tutto il movimento cooperativo italiano, che rappresentiamo anche all’interno dell’Alleanza delle Cooperative Italiane.

Le crisi che attraversano questa epoca determineranno certamente un mondo nuovo.
Nel nostro nuovo simbolo, abbiamo scelto di raffigurare le api, per la loro operosità, impegno, competenza, solidarietà, e spirito costruttivo. Perché noi riteniamo che siano essenziali queste doti per orientare il cambiamento nella giusta direzione.
Sta a noi, a partire da qui, fare la differenza perché il mondo vada verso un nuovo progresso sostenibile.
Nella direzione del “Futuro Plurale” che siamo qui per costruire insieme.
Un futuro più equo, più democratico, più solidale.
Un futuro che dovrà essere più cooperativo”.

Il presidente nazionale di Legacoop nel suo intervento ha manifestato la solidarietà del movimento cooperativo alle famiglie vittime dell’alluvione

“In questo momento sentiamo l’esigenza di esprimere solidarietà alla città di Bologna che ci ospita, vicinanza alla famiglia di Simone Farinelli e vicinanza alle famiglie che hanno subito le conseguenze del maltempo.
L’invito è che si avvii la massima collaborazione tra pubblico e privato, tra mondo istituzionale e dell’impresa, per rispondere alle prime istanze e ai progetti a lungo termine di cui questo territorio ha sempre più bisogno”

Gamberini ha manifestato anche solidarietà ai familiari delle vittime in Toyota

“I fatti di ieri qui a Bologna testimoniano ancora una volta la necessità di un impegno collettivo per costruire una cultura della sicurezza sul lavoro. A nome di Legacoop esprimo la vicinanza ai familiari delle vittime e dei feriti del drammatico incidente di ieri” – ha detto il presidente di Legacoop nell’intervento di apertura della Biennale dell’economia cooperativa a Bologna.
Gamberini si è rivolto al capo dello Stato Sergio Mattarella, ricordando “il suo impegno continuo e determinato sul tema della sicurezza dei luoghi di lavoro a fronte dei troppi incidenti e lutti che flagellano il nostro presente. Di questo impegno la ringraziamo, signor presidente, e se davvero vogliamo contribuire alla crescita del Paese, ogni giorno dovremo tutti farcene garanti, ed esecutori attivi”.

 

 

 

 

 

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